Domanda:
CHI MI SPIEGA COS'è l'AIDS??????10 PUNTI!?
2008-01-31 04:46:22 UTC
coap ragazzi....mi spiegato cos'è l'aids?????
non voglio certo un discorso sulla microbiologia o cose del genere ma vorrei capire a pieno che malattia è...che patologie porta....chi l'ha scoperta e quando....capito cosa voglio dire?...non lasciatemi link....vorrei saperlo da voi....
chi sarà PIù BRAVO NEL SPIEGARMI QUESTA MALATTIA (il ke non significa usare termini dotti)...DARò 10 PUNTI CON IL MASSIMO DI STELLINE! CIAOoooO!
Quindici risposte:
nicola
2008-01-31 05:08:26 UTC
ciao,



l'aids è l'acronimo di acquired immune deficiency syndrome o, in italiano, sindrome da immuno deficienza acquisita.



ciò vuol dire che il nostro organismo grazie ad un tipo di virus, l'hiv, perde costantemente una parte del suo sistema immunitario fino a perderne completamente la funzionalità.



il visrus, hiv, può colpire qualsiasi tipo di soggetto, di tutte le età, e può essere trasmesso dalla madre al feto.



si contrae tramite il contatto diretto che il sangue di una persona infetta, o i liquidi biologici, tipo seminali o muco, sempre di persone infette. per mezzo della saliva la percentuale è bassissima quasi irrilevante.



il virus attacca i linfociti t, proteine del nostro sistema immunitario, ma non è subito aggressivo ma a seconda del soggetto può rimanere latente in queste cellule e poi sviluppare.



qui subentrano i farmaci, i quali prolungano di diversi anni la latenza del virus, e non lo fanno sviluppare.



può succedere che il virus acquisisca resistenza al farmaco o chi magari lo contrae e non lo cura per tempo, poichè il virus è asintomatico, e l'aids si manifesta, ovvero la fase di aids conclamato.



qui il paziente si presenta come terreno di coltura di tutte le patologie infettive: funghi, virus e batteri, in quanto non è più in grado di fronteggiare gli attacchi di questo tipo di agenti.



classici dei malati terminali di aids sono aggressioni da candida, un fungo, tumori cutanei, afte linguali, escoriazioni.



il paziente non muore quindi a causa dell'hiv, ma a causa della altre patologie infettive che lo colonizzano.
sweet child of mine
2008-01-31 05:00:57 UTC
è la cosiddetta sindrome da immuno-deficienza acquisita...

ovvero quando ti prendi l'HIV (è il virus, invece l'AIDS è la malattia vera e propria) tramite rapporto sessuale o venendo a contatto con del sangue infetto, le tue difese immunitarie si indeboliscono sempre di più fino a non riuscire a contrastare nemmeno un banale raffreddore... in genere i portatori di AIDS non hanno sintomi evidenti, spesso non sanno nemmeno di esserlo, finchè... amen.

questa è solo una banalissima sintesi, ovviamente dietro c'è roba molto più complicata (come in tutte le malattie)...
PolettA
2008-01-31 04:58:37 UTC
AIDS è l'acronimo di Acquired Immune Deficiency Syndrome o, in italiano, sindrome da immuno deficienza acquisita e con esso si definisce la sindrome in cui si riscontra un insieme di manifestazioni dovute alla deplezione di linfociti T. In queste manifestazioni sono comprese infezioni da microrganismi rari o non patogeni ed insorgenza di tumori sia comuni nella popolazione generale sia caratteristici delle persone immunocompromesse sia peculiari di chi presenta tale sindrome.La sindrome è, allo stato attuale delle cose, curabile con numerosi farmaci ma ancora non guaribile, nel senso che non è possibile eradicare totalmente il virus dall'ospite.

Si pensa che la sindrome abbia avuto origine nell'Africa sub-sahariana per mutazione di un retrovirus animale, forse della scimmia, che nel XX secolo fu trasmesso alla popolazione umana diventando poi una epidemia globale. Nel solo 2005 sono stati stimati circa 3,1 milioni di morti di cui 570.000 bambini.

La data ufficiale che segna l'inizio dell'epidemia dell'AIDS è il 5 giugno, 1981, quando il centro per il monitoraggio e la prevenzione delle malattie degli Stati Uniti identificò un'epidemia di pneumocistosi polmonare in cinque uomini gay di Los Angeles. Benché la sindrome fosse stata chiamata inizialmente GRID, o Gay-Related Immune Deficiency (cioè immunodeficienza dei gay), le autorità sanitarie si accorsero ben presto che quasi metà della popolazione in cui era stata riscontrata non era gay.



spero di esserti stata utile
sister_ray88
2008-02-01 07:04:57 UTC
L'aids è una sindrome da immunodeficienza, dovuta al virus dell'HIV, un retrovirus ovvero un virus nei quali la molecola portatrice dell'informazione genetica non è il DNA ma l'RNA. In pratica è come se il nostro sistema immunitario venisse disabilitato.
?
2017-02-08 02:44:22 UTC
Qui puoi trovare un efficente rimedio per la candida http://EliminareLaCandida.netint.info/?XxV2

La candidosi (o candidiasi) è un’infezione fungina causata da lieviti appartenenti al genere Candida. Ci sono almeno 20 specie che possono causare un’infezione negli esseri umani
salvatore
2014-12-22 08:53:51 UTC
fd
2008-01-31 05:36:05 UTC
L’AIDS è una cosa seria. Ha cambiato i costumi sessuali degli ultimi 15 anni, nei giovani e nei meno giovani. Sicuramente le campagne di prevenzione e l’utilizzo del profilattico hanno portato ad una visione della sessualità più responsabile e alla riduzione di altre malattie trasmissibili attraverso gli stessi canali. Esistono però anche dei problemi generati dalle campagne di informazione, spesso condotte al limite del terrorismo e non sufficientemente suffragate da dati di realtà. Come osservatori di un fenomeno di indubbio interesse sociale che riguarda soprattutto gli stili di vita dei giovani abbiamo ritenuto di dover cercare di far chiarezza su alcune questioni:



Quanto è effettivamente provata la trasmissibilità della malattia tra eterosessuali non tossicodipendenti?

Quanto è stata strumentalizzata la malattia per criminalizzare gli omosessuali o altre minoranze portatrici di comportamenti giudicati "devianti"?



Quanto è stato utilizzato lo spettro dell’AIDS per modificare i comportamenti sessuali dei giovani in un’ottica "morale" che andrebbe scelta, casomai, per motivi di coscienza e non per paura irrazionale.



Quanta paura ingiustificata è stata immessa nella popolazione, col risultato di fobie, accessi ipocondriaci, sviluppo di sensi di colpa, ecc. ?



Quanto denaro è stato distolto dalla ricerca su altre malattie devastanti per concentrarlo in programmi di ricerca che, sino ad ora non hanno portato ad alcun risultato definitivo ?



Quanto sono nocive le cure farmacologiche rispetto ai benefici che arrecano?



Esiste nel mondo un vasto movimento di eminenti scienziati, premi Nobel, medici, operatori sanitari, esponenti dei movimenti per i diritti civili e la difesa dei consumatori che sono in dissenso più o meno spiccato con le posizioni della medicina ufficiale e dell’industria sanitario - farmaceutica che sta lucrando sulla paura dell’AIDS. Ci sono famosi ricercatori che, dopo aver provato scientificamente la fondatezza dei loro dubbi hanno perso il posto, giornalisti che hanno visto i loro articoli censurati, medici accusati delle peggiori nefandezze e sottoposti al linciaggio morale per aver presentato una casistica che contraddiceva le posizioni ufficiali. Bene, tutto questo è presente sul WWW, unico spazio libero rimasto a loro disposizione. Abbiamo fatto un giro approfondito dei siti più interessanti e siamo rimasti stupefatti da come una quantità siffatta di documentazione scientifica sia stata censurata.







Perchè tutto questo ?



La maggior parte dei siti sono in lingua Inglese e molti utilizzano una terminologia medico-biologica proprio perché sono aree di discussione scientifica per gli addetti ai lavori esclusi dalla pubblicistica ufficiale. Tuttavia potrete trovare delle pagine in cui appare evidente la manipolazione dei dati, la distorsione delle cronache, gli abusi e le censure, nonché comprensibili spiegazioni del perché le cose non stanno così come vengono raccontate.
Firefox93
2008-02-01 05:21:44 UTC
è una malattia infettiva che si trasmette x mezzo di rapporti sessuali.. è molto diffusa in africa, ma sono presenti in europa e in italia anche persone sieropositive...
2008-01-31 04:50:32 UTC
Una malattia ke distrugge gli anticorpi.quindi appena ti prendi il raffreddore,o anche solo un taglio rischi di morire.





Ma chi sono tutti quegli idioti che hanno messo centinaia di righe che il tipo non avrà mai voglia di leggere?
czalit
2008-01-31 12:32:19 UTC
il virus



L’AIDS è una infezione virale determinata dal virus HIV (Human Immunodeficiency Virus).

Cosa è il virus HIV?

L’ HIV appartiene alla famiglia dei lentivirus, è un virus ad RNA che infetta esclusivamente l’uomo. Deriva filogeneticamente dal Simian Immunodeficiency Virus (SIV), retrovirus responsabile di un'infezione acuta che colpisce alcune specie di scimmie nell'Africa occidentale.

Il virus infetta prevalentemente le cellule del sistema immunitario e fra queste in particolare i linfociti CD4 (cellule helper), fondamentali per la regolazione delle difese immunitarie.

Esistono 2 tipi di virus HIV: HIV1 e HIV2:

l’ HIV-1 è responsabile della grande maggioranza dei casi di AIDS.

l’HIV-2 è diffuso unicamente nell’Africa occidentale, probabilmente per la sua minore aggressività.

Il virus HIV-1 si divide in sottotipi designati dalla lettera A alla lettera K (collettivamente denominati sottotipi “M”). Oltre a questi esistono due sottotipi virali di più recente identificazione. Il “sottotipo O” mostra una omologia genetica del 55-70% con il sottotipo M. Il “sottotipo N” (acronimo di New) è stato identificato nel 1998. Entrambi i sottotipi O e N sono stati identificati nell’Africa occidentale e solo eccezionalmente negli Usa e in Europa (P. J. Weidle. Presence of HIV type 1 Group M non B subtype Bronx New York. A sentinel site for monitoring HIV genetics diversity in the United States. JID 2000;181: 470-475).





La distribuzione epidemica dei sottotipi virali predominanti di HIV-1 è la seguente (JAIDS 2002; 29:184):

Sottotipo A - Africa occidentale, Africa orientale, Africa centrale, Europa dell’Est, Medio Oriente

Sottotipo B - Nord America, Europa, Medio Oriente, Asia dell’Est, America Latina

Sottotipo C - Sud Africa, Asia del Sud, Etiopia

Sottotipo D - Africa dell’Est

Sottotipo E - Sud-Est asiatico









La struttura del virus



HIV è un virus a RNA. Il materiale genetico è contenuto in una struttura proteica denominata core e rivestito da una superficie glicopeptidica denominata envelope.

Strettamente correlati al genoma sono presenti tre enzimi: la trascrittasi inversa, che trascrive il DNA a partire dall'RNA, dopo che il core virale è penetrato nel citoplasma di una cellula permissiva umana; l'integrasi, che permette l'inserimento del materiale genetico virale all'interno del DNA cromosomico umano; la proteasi, adibita alla maturazione del precursore proteico per assemblare le nuove particelle virali prodotte al termine della replicazione di HIV.

Il core virale è circondato da una struttura glicoproteica denominata envelope, rivestita da uno strato lipidico che incorpora una glicoproteina, detta gp120 che riconosce e aderisce alla superficie del recettore dei linfociti CD4+.

La molecola CD4 è anche presente in sottopopolazioni monocito-macrofagiche e nei linfociti B.

Vi sono evidenze che suggeriscono che le cellule endoteliali, quelle della mucosa rettale e i progenitori dei linfociti siano permissive all'infezione da HIV, anche se non presentano sulla loro superficie la molecole CD4.







Il ciclo replicativo



Il virus per replicarsi deve penetrare all’interno delle cellule.

L'internalizzazione delle particelle virali all'interno delle cellule permissive è un fenomeno complesso, determinato in prima istanza dal legame tra la gp120 virale e il recettore CD4+ e, successivamente, dall'intervento di altre strutture recettoriali quali le chemochine della classe CCR5 e CXC4 rispettivamente per le cellule di natura monocito-macrofagica e i linfociti CD4+.

Avvenuta l'interazione tra il virus e la cellula permissiva, il core virale è internalizzato e trascritto in una molecola di mRNA che codifica per le specifiche componenti virali.

In particolare esistono tre regioni genomiche che codificano per i precursori proteici. Il gene gag codifica per le proteine strutturali, il gene pol per gli enzimi virali, il gene env per le proteine dell'envelope.

Attraverso l'azione dell'enzima proteasi, la molecola di RNA viene esposta all'interno del citoplasma cellulare e subisce l'azione dell'enzima trascrittasi inversa.

Questo enzima determina la sintesi di una molecola di DNA virale che, attraversando la membrana nucleare, può essere integrato all'interno del genoma cellulare i virioni neoformati vengono assemblati nel citoplasma cellulare e fuoriescono dalla cellula infetta con un meccanismo di gemmazione.
nissenoamilano
2008-01-31 05:17:23 UTC
ok...il mio è un file pdf...te lo invio via mail...chiaramente fammi avere un contatto. ciao
ssry
2008-01-31 13:17:37 UTC
è una malattia brutissima che si trasmette sessualmente.

ciau
2008-01-31 06:23:07 UTC
AIDS è l'acronimo di Acquired Immune Deficiency Syndrome o, in italiano, sindrome da immuno deficienza acquisita e con esso si definisce la sindrome in cui si riscontra un insieme di manifestazioni dovute alla deplezione di linfociti T. In queste manifestazioni sono comprese infezioni da microrganismi rari o non patogeni ed insorgenza di tumori sia comuni nella popolazione generale sia caratteristici delle persone immunocompromesse sia peculiari di chi presenta tale sindrome. Nonostante alcuni studiosi rifiutino l'ipotesi, numerosi studi hanno verificato e confermato il legame tra il virus HIV e l'AIDS, accettato dalla comunità scientifica.[1][2]



Il Fiocco rosso è il simbolo universale della solidarietà verso le persone sieropositive e quelle che convivono con l'AIDS.La sindrome è, allo stato attuale delle cose, curabile con numerosi farmaci ma ancora non guaribile, nel senso che non è possibile eradicare totalmente il virus dall'ospite. Le terapie odierne, di gran lunga meglio tollerate di quelle usate al momento dell'emergenza dei primi anni '80, riescono a ridurre la viremia (quantità di virus presente nel sangue) a livelli bassissimi o non rilevabili consentendo la rigenerazione dei linfociti e la prosecuzione di una vita esente dalle malattie opportunistiche che normalmente si presentano nelle persone non curate. L'andamento clinico-patologico della sindrome è estremamente variabile tra gli individui per il fatto che la progressione dell'infezione dipende da fattori genetici sia del virus (Campbell et al., 2004; Campbell et al., 2005; Senkaali et al., 2005) che dell'ospite (Clerici et al., 1996; Morgan et al., 2002a; Tang et al., 2003) che dalle condizioni igieniche e dalle co-infezioni (Morgan et al., 2002b; Lawn et al., 2004). Esiste un unico caso documentato in Italia, a Roma, di soggetto immune (vedi in seguito).



In circa la metà delle persone infettate dal virus dopo circa 3-6 settimane dal contatto si verifica una sindrome similnucleosica, la quale è espressione della cosiddetta "infezione acuta primaria" (o PHI: Primary HIV Infection), la prima fase dell'infezione da HIV, che spontaneamente regredisce e che è caratterizzata da: faringite, febbre, linfoadenopatia, astenia, cefalea, sonnolenza e rash cutaneo morbilliforme. La gravità dei sintomi è assai variabile. Tali manifestazioni si accompagnano ad un'intensa viremia ed ad un forte aumento della proteina p24. In alcuni casi si sono verificate delle infezioni opportunistiche probabilmente a seguito di una rapida diminuzione o disfunzione dei linfociti CD4. Come affermato precedentemente tale quadro sindromico regredisce in maniera spontanea e si assiste anche ad un aumento dei CD4 che tende a riportarsi nella norma (o a poco meno) ed a rimanere costante per un periodo più o meno lungo. Nel 10% dei casi, tuttavia, il quadro immunologico non migliora e precipita in maniera fulminante.



A distanza di 1-3 mesi dall'infezione si può verificare una sieroconversione con comparsa di anticorpi contro gli antigeni virali. Si ritiene che questo fenomeno sia coinvolto nella regressione della sintomatologia similnucleosica in quanto determina una brusca diminuzione, fino ad un valore di equilibrio noto con il nome di set point virologico, della carica virale che, talvolta, diventa così bassa da non essere più rilevabile anche se il virus permane a livello dei linfmonociti. Il sistema immunitario, però, non riesce ad eliminare completamente il virus dall'organismo.

Successivamente il quadro della persona infetta tende a rimanere costante per un periodo assai variabile la cui mediana si aggira intorno ai 10 anni. Questo quadro viene definito di latenza clinica in quanto la persona non accusa altri sintomi o segni di malattia ma il cui sistema immunitario tende lentamente a declinare. Si è notato che la velocità di progressione è correlabile con la quota di RNA di HIV presente, ossia con il valore di set point.

Maggiore è la quota di RNA, più rapido è il passaggio ad uno stato sintomatico. Talvolta in questa fase si può generare una linfoadenopatia persistente.



La continua deplezione dei linfociti CD4 e la loro disfunzione causano la comparsa di malattie alcune delle quali dovute ad infezioni opportunistiche mentre le altre sembrano dovute allo stato di infezione cronica da HIV. Tra le più frequenti si ricordano:



Linfoadenopatia generalizzata,

Lesioni orali quali mughetto, leucoplachia (forse per azione del virus di Epstein-Barr) ed ulcere aftose,

Herpes Zoster,

Trombocitopenia a causa sconosciuta ma di cui si sopetta un'azione diretta del virus sui megacariociti,



In questo stadio possono anche comparire lesioni neurologiche di vario tipo sia periferiche che centrali (queste ultime fanno parte di un complesso sindromico che va sotto il nome di AIDS Dementia Complex).

A questi sintomi se ne possono accompagnare anche altri quali febbre, diarrea e dimagrimento che vanno sotto il nome di complesso correlato con l'AIDS (AIDS related complex, ARC). I reperti che si ritrovano in corso di ARC da molti autori non sono considerati come uno stato di AIDS conclamato anche se, ovviamente, sono espressione di un declino del sistema immunitario.



Lo stato di ARC successivamente culmina nello stadio di AIDS conclamato caratterizzato da svariate infezioni opportunistiche (polmonite da Pneumocisitis carinii, criptosporidosi, toxoplasmosi, istoplasmosi, candidosi, citomegalovirus, tubercolosi, micobatteriosi atipiche, ecc.), neoplasie varie (sarcoma di Kaposi, linfomi a cellule B, carcinomi) e da una progressione del quadro neurologico.

Il più delle volte l'exitus avviene a seguito delle infezioni opportunistiche tra cui più spesso per le polmoniti.



Definizione di AIDS e infezione da HIV.

Fin dal 1982 sono state coniate varie definizioni per il monitoraggio epidemiologico dell'infezione: tra queste la definizione Bangui e quella dell'Organizzazione Mondiale della Sanità datata 1994. Tuttavia, non sono da intendersi come utili per la classificazione clinica dei pazienti, in quanto non sono appropriate e specifiche. Il sistema di classificazione usato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e quello del CDC Centers for Disease Control può essere utilizzato solo nei paesi sviluppati.



Manifestazioni cliniche dell'AIDS:



Le principali patologie polmonari



--Polmonite da Pneumocystis jiroveci

--Tubercolosi

Le principali infezioni del tratto gastro-intestinale



--Esofagiti

--Diarrea cronica

Le principali patologie neurologiche



--Toxoplasmosi

--Leucoencefalite multifocale progressiva

--AIDS Dementia Complex
2008-01-31 04:51:13 UTC
è una malattia che si trasmette attraverso rapporti sessuali...sia tra persone di sesso opposto che tra persone dello stesso sesso. E' diffuse soprattutto nei paesi sottosviluppati in quanto vi è una mancanza di ciò che è necessario x evitarne la trasmissione...come ad esempio i preservativi...è un virus mortale ma curabile fino ad un certo punto, è conosciuta anche come HIV.
2008-01-31 05:51:54 UTC
AIDS è l'acronimo di Acquired Immune Deficiency Syndrome o, in italiano, sindrome da immuno deficienza acquisita e con esso si definisce la sindrome in cui si riscontra un insieme di manifestazioni dovute alla deplezione di linfociti T. In queste manifestazioni sono comprese infezioni da microrganismi rari o non patogeni ed insorgenza di tumori sia comuni nella popolazione generale sia caratteristici delle persone immunocompromesse sia peculiari di chi presenta tale sindrome. Nonostante alcuni studiosi rifiutino l'ipotesi, numerosi studi hanno verificato e confermato il legame tra il virus HIV e l'AIDS, accettato dalla comunità scientifica.[1][2]





Il Fiocco rosso è il simbolo universale della solidarietà verso le persone sieropositive e quelle che convivono con l'AIDS.La sindrome è, allo stato attuale delle cose, curabile con numerosi farmaci ma ancora non guaribile, nel senso che non è possibile eradicare totalmente il virus dall'ospite. Le terapie odierne, di gran lunga meglio tollerate di quelle usate al momento dell'emergenza dei primi anni '80, riescono a ridurre la viremia (quantità di virus presente nel sangue) a livelli bassissimi o non rilevabili consentendo la rigenerazione dei linfociti e la prosecuzione di una vita esente dalle malattie opportunistiche che normalmente si presentano nelle persone non curate. L'andamento clinico-patologico della sindrome è estremamente variabile tra gli individui per il fatto che la progressione dell'infezione dipende da fattori genetici sia del virus (Campbell et al., 2004; Campbell et al., 2005; Senkaali et al., 2005) che dell'ospite (Clerici et al., 1996; Morgan et al., 2002a; Tang et al., 2003) che dalle condizioni igieniche e dalle co-infezioni (Morgan et al., 2002b; Lawn et al., 2004). Esiste un unico caso documentato in Italia, a Roma, di soggetto immune (vedi in seguito).



Nei paesi in cui le costose cure antiretrovirali e le cure per le infezioni opportunistiche e neoplastiche sono maggiormente disponibili, o come in Italia pagate dal SSN, la mortalità dell'AIDS è di molto ridotta (Palella et al., 1998), bilanciata però dai problemi causati dagli effetti collaterali (Montessori et al., 2004) dallo sviluppo di resistenza ai farmaci, dalla scarsa aderenza ai regimi terapeutici prescritti.



Indice [nascondi]

1 Epidemiologia

2 Patogenesi

3 Clinica

4 La terapia

5 Sintomatologia

5.1 Definizione di AIDS e infezione da HIV

5.1.1 Classificazione delle infezioni e malattie da HIV dell'OMS

5.1.2 Sistema di Classificazione delle Infezioni da HIV secondo i CDC

5.2 Manifestazioni cliniche dell'AIDS

6 Trasmissione

7 Profilassi post-esposizione

8 Prevenzione

9 Cura

9.1 Medicina alternativa

10 Test HIV

11 Origine dell' HIV/AIDS

12 Ipotesi alternative sull'Aids

13 AIDS e religione

14 Note

15 Bibliografia

16 Voci correlate

17 Altri progetti

18 Collegamenti esterni







Epidemiologia [modifica]



Un confronto internazionale, 2005

Mappa dell'Africa colorata in base all'incidenza della percentuale di sieropositivi adulti (età 15-49)Si pensa che la sindrome abbia avuto origine nell'Africa sub-sahariana (Gao et al., 1999) per mutazione di un retrovirus animale, forse della scimmia, che nel XX secolo fu trasmesso alla popolazione umana diventando poi una epidemia globale. La UNAIDS e il WHO stimano 25 milioni di morti dalla scoperta della sindrome, il che ne ha fatto una delle più terribili epidemie della storia. Nel solo 2005 sono stati stimati circa 3,1 milioni di morti di cui 570.000 bambini.



Globalmente, un numero compreso tra 36,7 e 45,3 milioni di persone vive con l'HIV (fonte UNAIDS, 2005). Nel 2005, un numero compreso tra 4,3 e 6,6 milioni di persone è stato infettato e un numero compreso tra 2,8 e 3,6 milioni di persone è morto per l'AIDS, un incremento dal 2004 e il numero più alto dal 1981.



Il più recente report di valutazione del World Bank's Operations Evaluation Department valuta l'efficacia dell'assistenza offerta dalla Banca Mondiale agli stati in termini di definizione delle strategie, lavoro analitico e prestiti con l'esplicito obiettivo di ridurre l'impatto epidemico dell'AIDS. Questa è la prima valutazione generale dell'aiuto della Banca Mondiale alle nazioni, dall'inizio dell'epidemia di HIV/AIDS fino a metà del 2004. Trattando di implementazioni di programmi governativi per i governi, il rapporto fornisce indicazioni su come i programmi nazionali per la lotta all'AIDS possono essere resi più efficaci.



Nei paesi dell'Africa Sub Sahariana vi sono circa 25-28 milioni di persone infette da HIV, più del 60% di tutta la popolazione e più dei tre quarti delle donne. In America latina e nell'area caraibica, nello scorso anno, vi sono state circa 2.000 infezioni che hanno portato il numero di sieropositivi a circa 2 milioni. Con i suoi 100.000 morti tale area è quella che è stata più colpita dopo l'Africa Sub Sahariana.



In medio oriente ed in Nord Africa, ad eccezione del Sudan, tutta l'area presenta una prevalenza di HIV bassa. Attualmente vi sono circa 600.000 infetti dal virus (compresi i 55.000 che si sono aggiunti lo scorso anno) e nel 2003 l'AIDS ha ucciso circa 45.000 persone.



Nei paesi dell'Europa dell'Est e dell'Asia Centrale l'epidemia è in espansione con 1,3 milioni di persone sieropositive contro le 160.000 del 1995.







Patogenesi [modifica]

Ciò che l'infezione virale provoca è la comparsa di uno stato infiammatorio cronico che si risolve in un deficit funzionale e quantitativo del sistema immunitario. Sebbene una risposta immune particolarmente forte può essere utile per controllare la replicazione virale, il mantenimento di un tale stato nel corso del tempo può portare a progressivo esaurimento e deplezione cellulare.

Evento centrale nella patogenesi dell'infezione da HIV è l'interessamento della linea linfocitaria.

Effettivamente oltre alla riduzione numerica si notano anche vari fenomeni imputabili alla riduzione funzionale dei linfociti T:



Riduzione della risposta proliferativa alla stimolazione antigenica,

Sbilanciamento della risposta Th1 a favore di quella Th2. Ciò determina una riduzione dell'immunità cellulare a tutto vantaggio di quella tumorale,

Mancanza o riduzione della risposta T ad opera di antigeni cui si era precedentemente suscettibili. Si ipotizza che ciò possa essere dovuto ad una precoce deplezione dei linfociti CD4 di memoria probabilmente a causa della loro alta espressione del recettore CCR5.



Attualmente si ritiene che tutti questi fenomeni non abbiano una base univoca ma multifattoriale:



è noto che l'HIV sia in grado di uccidere direttamente la cellula per lisi (effetto citopatico). Ciò potrebbe avvenire per accumulo eccessivo di particelle o materiale genetico o proteico di natura virale. Si pensa che a ciò si possa aggiungere un'inibizione eccedente dell'espressione proteica della cellula ospite,

l'HIV è in grado di generare sincizi per la fusione delle membrane cellulari di cellule infette tra loro oppure con cellule sane a causa del legame che si può formare tra gp120 e CD4. A seguito della fusione si determina un forte rigonfiamento e morte cellulare in poche ore. Sembrerebbe che la capacità di formare sincizi sia limitata solo ai ceppi T-tropici di HIV-1.

la formazione di anticorpi contro proteine dell'envelope virale può essere responsabile della lisi di cellule esprimenti questi antigeni sulla loro superficie. Possono intervenire diversi fenomeni in quest'evento: la lisi mediata da linfociti T specifici o ad opera di cellule citotossiche (NK, granulociti, fagociti mononucleati),

apoptosi linfocitaria. Questo fenomeno coinvolgerebbe sia i linfociti T CD4+ che quelli CD8+. Per i primi si sospetta il coinvolgimento del legame CD4-gp120 nella genesi del fenomeno cui si aggiunge l'attivazione linfocitaria per stimolazione del recettore per l'antigene

(TCR) con conseguente aggregazione dei CD4 e scatenamento del fenomeno apoptotico. Nella genesi di questo fenomeno, tuttavia, sono coinvolti altri fattori. Varie proteine virali, env, vpr, nef, vpu e tat hanno dimostrato di indurre apoptosi in linfociti T non infetti sebbene tra essa si ritenga che in vivo l'azione più importante venga svolta da env. Anche l'attivazione del recettore CXCR4 riveste una certa importanza in quanto esso è in grado di indurre una cascata molecolare apoptotica indipendente da Fas. Altri studi, inoltre, hanno dimostrato che l'attivazione di CXCR4 è un evento importante nello sviluppo dell'apoptosi sia dei linfociti CD4+ che CD8+.



perdita dei precursori delle cellule immunitarie. Si ritiene che ciò possa avvenire o per infezione diretta delle o di cellule progenitrici situate nel timo o di cellule accessorie capaci di secernere citochine e fattori necessari al processo di differenziazione.

si è notato un certo grado di omologia tra gp120, gp41 e gli antigeni HLA-DR e HLA-DQ. Ciò ha portato ad ipotizzare che eventuali anticorpi contro le proteine virali possano cross-reagire con le proteine HLA espresse su linfociti specifici determinando, così, un blocco del legame di quest'ultimi con il recettore CD4 delle cellule infette cui segue un'inibizione di tipo funzionale,

sembrerebbe che il legame di gp120 o gp41 sul CD4 sia in grado di inibire la funzione dei linfociti T helper rendendoli incapaci di rispondere alla stimolazione mediata da CD3,

possibile legame di superantigeni di origine virale alla catena b del TCR con conseguente anergia linfocitaria.

In corso di infezione da HIV vengono a crearsi due compartimenti virologici distinti ma comunicanti:



un compartimento attivo costituito dal virus libero nel sangue e da quello contenuto all'interno di linfociti caratterizzato da una replicazione virale elevata,

un compartimento di latenza costituito da linee cellulari e zone anatomiche dell'organismo dove il virus resta in uno stato latente e che fungono, perciò, da serbatoi (reservoir).



Se il compartimento attivo gioca un ruolo importante nel danneggiare il sistema immunitario, quello di latenza è il principale responsabile della mancata eradicazione del virus dall'organismo.





I reservoir di HIV vengono suddivisi in cellulari ed anatomici.

Quelli cellulari sono costituiti dalle cellule follicolari-dendritiche, dai linfociti CD4+ quiescenti e dai monociti-macrofagi.



Dei reservoir anatomici fanno parte, invece, il sistema nervoso centrale ed i ********* (sebbene altri compartimenti dell'organismo siano sopettati di avere una funzione simile).





Le cellule follicolari dendritiche sembrano avere un ruolo importante, almeno nelle prime fasi dell'infezione, a causa della loro funzione di presentazione dell'antigene, nel portare il virus a contatto con gli organi linfoidi o i linfociti CD4+. Oltre a ciò si è visto che sono capaci di trattenere sulla loro superficie un elevato quantitativo di virioni. Tuttavia in corso di terapia antiretrovirale tale numero si riduce drasticamente a tal punto che qualche autore sostiene che esse, in corso di terapia antiretrovirale efficace, perdano la loro funzione di reservoir o, al massimo, che diventi di secondo piano. È da notare, tuttavia, che tale conclusione non è unanimemente condivisa.





I linfociti CD4+ quiescenti possono essere infettati da HIV anche se le modalità di questo fenomeno non sono ancora chiare. I linfociti quiescenti vengono sottoposti a maturazione nel timo e da lì emergono rimanendo in uno stato latente fino all'incontro con l'antigene. Si ritiene che l'infezione col virus possa avvenire o nello stadio immaturo all'interno del timo (organo nel quale il virus è stato rintracciato) o nello stadio di quiescenza una volta completata la maturazione. In tal caso si ritiene che a causa dello stato di quiete della cellula il genoma virale si trovi nella forma non integrata. Un'altra ipotesi sostiene che il virus infetti linfociti attivi i quali, una volta concluso il loro stato di attività, possono andare incontro ad uno stato di latenza, ammesso che siano riusciti a sopravvivere. In tal caso il genoma virale si trova nella forma integrata anche se non si ha produzione di virioni.





I monociti/macrofagi sono un compartimento sottoposto ad un infezione cronica e produttiva da parte di HIV, essendo poco sensibili agli effetti citopatici del virus. La continua produzione virale e la capacità dei monociti di veicolare il virus in quasi tutto l'organismo rendono tale compartimento il più importante nel mantenimento dell'infezione. È noto,inoltre, che i monociti/macrofagi sono la principale fonte di virus in caso di interruzione o fallimento della terapia antiretrovirale.





È noto che HIV si può ritrovare nel sistema nervoso centrale di individui infetti. Da alcuni dati si ipotizza che la penetrazione del virus possa avvenire in tempi molto precoci dopo l'ingresso nell'organismo. Nel sistema nervoso centrale l'infezione virale è limitata ai macrofagi ed alle cellule della microglia mentre gli altri tipi cellulari non sembrano essere coinvolti (tranne gli astrociti la cui infezione, come si è affermato precedentemente, non è produttiva). L'assoluta particolarità del sistema nervoso centrale quale elemento di riserva di HIV la si evince anche dal fatto che il virus in esso presente è genotipicamente e fenotipicamente differente rispetto a quello plasmatico ed è tendenzialmente R5-using.





Per quanto riguarda l'apparato genitale maschile è noto che nel liquido seminale il virus si può rintracciare. sebbene non sia chiaro da quali cellule possa venir trasmesso. Da questo punto di vista è interessante notare che, in alcuni esperimenti, HIV-2, ma non HIV-1, abbia dimostrato di infettare le cellule di Leydig. Un altro studio ha dimostrato che i macrofagi testicolari esprimono CCR5, CXCR4, CD4 e CD45 suggerendo che essi siano i principali distributori del virus a quel livello. Anche nel caso dell'apparato genitale il virus rintracciabile presenta mutazioni differenti rispetto a quello plasmatico.





Clinica [modifica]



Grafico che mostra l'andamento della carica virale e dei linfociti CD4 nel corso dell'infezione da HIVIn circa la metà delle persone infettate dal virus dopo circa 3-6 settimane dal contatto si verifica una sindrome similnucleosica, la quale è espressione della cosiddetta "infezione acuta primaria" (o PHI: Primary HIV Infection), la prima fase dell'infezione da HIV, che spontaneamente regredisce e che è caratterizzata da: faringite, febbre, linfoadenopatia, astenia, cefalea, sonnolenza e rash cutaneo morbilliforme. La gravità dei sintomi è assai variabile. Tali manifestazioni si accompagnano ad un'intensa viremia ed ad un forte aumento della proteina p24. In alcuni casi si sono verificate delle infezioni opportunistiche probabilmente a seguito di una rapida diminuzione o disfunzione dei linfociti CD4. Come affermato precedentemente tale quadro sindromico regredisce in maniera spontanea e si assiste anche ad un aumento dei CD4 che tende a riportarsi nella norma (o a poco meno) ed a rimanere costante per un periodo più o meno lungo. Nel 10% dei casi, tuttavia, il quadro immunologico non migliora e precipita in maniera fulminante.



A distanza di 1-3 mesi dall'infezione si può verificare una sieroconversione con comparsa di anticorpi contro gli antigeni virali. Si ritiene che questo fenomeno sia coinvolto nella regressione della sintomatologia similnucleosica in quanto determina una brusca diminuzione, fino ad un valore di equilibrio noto con il nome di set point virologico, della carica virale che, talvolta, diventa così bassa da non essere più rilevabile anche se il virus permane a livello dei linfmonociti. Il sistema immunitario, però, non riesce ad eliminare completamente il virus dall'organismo.

Successivamente il quadro della persona infetta tende a rimanere costante per un periodo assai variabile la cui mediana si aggira intorno ai 10 anni. Questo quadro viene definito di latenza clinica in quanto la persona non accusa altri sintomi o segni di malattia ma il cui sistema immunitario tende lentamente a declinare. Si è notato che la velocità di progressione è correlabile con la quota di RNA di HIV presente, ossia con il valore di set point.

Maggiore è la quota di RNA, più rapido è il passaggio ad uno stato sintomatico. Talvolta in questa fase si può generare una linfoadenopatia persistente.



La continua deplezione dei linfociti CD4 e la loro disfunzione causano la comparsa di malattie alcune delle quali dovute ad infezioni opportunistiche mentre le altre sembrano dovute allo stato di infezione cronica da HIV. Tra le più frequenti si ricordano:



Linfoadenopatia generalizzata,

Lesioni orali quali mughetto, leucoplachia (forse per azione del virus di Epstein-Barr) ed ulcere aftose,

Herpes Zoster,

Trombocitopenia a causa sconosciuta ma di cui si sopetta un'azione diretta del virus sui megacariociti,



In questo stadio possono anche comparire lesioni neurologiche di vario tipo sia periferiche che centrali (queste ultime fanno parte di un complesso sindromico che va sotto il nome di AIDS Dementia Complex).

A questi sintomi se ne possono accompagnare anche altri quali febbre, diarrea e dimagrimento che vanno sotto il nome di complesso correlato con l'AIDS (AIDS related complex, ARC). I reperti che si ritrovano in corso di ARC da molti autori non sono considerati come uno stato di AIDS conclamato anche se, ovviamente, sono espressione di un declino del sistema immunitario.



Lo stato di ARC successivamente culmina nello stadio di AIDS conclamato caratterizzato da svariate infezioni opportunistiche (polmonite da Pneumocisitis carinii, criptosporidosi, toxoplasmosi, istoplasmosi, candidosi, citomegalovirus, tubercolosi, micobatteriosi atipiche, ecc.), neoplasie varie (sarcoma di Kaposi, linfomi a cellule B, carcinomi) e da una progressione del quadro neurologico.



Il più delle volte l'exitus avviene a seguito delle infezioni opportunistiche tra cui più spesso per le polmoniti.





La terapia [modifica]

Attualmente, l'infezione da HIV viene trattata con la cosiddetta highly active antiretroviral therapy (HAART) nella quale si utilizzano opportune combinazioni di farmaci antiretrovirali. Il suo utilizzo, a partire dal suo ingresso nel 1995, ha consentito di ridurre la morbidità e la mortalità degli individui che sono stati infettati dal virus. Tale terapia, inoltre, permette anche un miglioramento dei parametri immunitari con un netto aumento del linfociti CD4+ che sembra permanere fino a 4-5 anni cui si accompagna un abbassamento della carica virale plasmatica e liquorale.

L'utilizzo della HAART, tuttavia, in uno studio preliminare condotto su dieci persone infette da HIV-2 sembra avere una minore efficacia rispetto ai risultati che si ottengono con HIV-1.

Attualmente la terapia antiretrovirale utilizza farmaci appartenenti a tre classi:



gli inibitori della trascrittasi inversa, a loro volta distinti in inibitori nucleosidici, nucleotidici e non nucleosidici,

gli inibitori della proteasi,

gli inibitori della fusione,

Gli inibitori nucleosidici della trascrittasi inversa per esplicare la loro azione devono venir trifosforilati dalle chinasi endocellulari e successivamente competono con i desossinucleotidi endogeni durante il processo di retrotrascrizione. L'efficacia di tali composti dipende dalla concentrazione intracellulare loro e dei desossinucleotidi con cui si trovano a competere. Ciò significa che cellule come i macrofagi, che hanno un metabolismo limitato ed in conseguenza di ciò una concentrazione molto bassa di desossinucleotidi, sono assai sensibili all'azione di tali farmaci.



Gli inibitori nucleotidici, di cui in Italia è registrato solo il Tenofovir si comportano come inibitori competitivi della trascrittasi inversa, come gli inibitori nucleosidici, ma, a differenza di quest'ultimi, presentano un gruppo fosfato legato ad una purina od una pirimidina. Ciò permette l'eliminazione della prima tappa di fosforilazione semplificando le tappe di metabolizzazione riducendole a due. Anche tale categoria di farmaci, così come gli inibitori nucleosidici, presenta un'azione maggiore sui macrofagi che sui linfociti infettati. Si è visto che l'indice terapeutico del Tenofovir sui monociti/macrofagi si aggira intorno a 15000 mentre sui linfociti si situa su 20.



Gli inibitori non nucleosidici della trascrittasi inversa esplicano la loro attività legandosi direttamente al sito attivo dell'enzima determinandone il blocco dell'azione. Tali farmaci sono indipendenti dal metabolismo cellulare in quanto non necessitano di alcuna modificazione e non risentono della concentrazione di dessosinucleotidi. A seguito di ciò il loro effetto su monociti/macrofagi e linfociti sembra essere equivalente.



Gli inibitori della proteasi vanno a bloccare l'ultima parte del ciclo replicativo di HIV in quanto impediscono la maturazione delle proteine virali. Ciò determina un blocco dell'assemblaggio e del rilascio di nuovi virioni. Un tale meccanismo d'azione fa sì che gli inibitori della proteasi siano utili in tutte quelle situazioni in cui le fasi iniziali del ciclo virale sono già passate rendendo perciò inutile l'uso degli inibitori della trascrittasi inversa. Una simile situazione si rinviene nei macrofagi i quali, come si è visto precedentemente, fungono da reservoir di HIV ai cui effetti citopatici sono poco sensibili. In tali cellule il genoma virale è già integrato in quello dell'ospite per cui gli unici composti in grado di bloccare la replicazione virale a questo livello attualmente sono gli inibitori della proteasi. Sfortunatamente la concentrazione efficace di questi composti sui monociti/macrofagi e maggiore di quella dei linfociti CD4+ attivi e spesso sono equivalenti alle massime concentrazioni plasmatiche raggiungibili in vivo. Ciò non solo può favorire la comparsa di effetti avversi ma può anche rendere ragione del fatto che in alcuni distretti dell'organismo l'inibizione della replicazione virale nei monociti/macrofagi ottenuta in tal modo sia incompleta.



Gli inibitori della fusione sono una categoria di farmaci usciti di recente di cui, al momento, l'unico esponente è l'Enfuvirtide, determinano un blocco del processo di fusione del virus con la membrana della cellula ospite. Questo processo si articola in tre fasi: aggancio, legame ai corecettori e fusione delle membrane. Enfuvirtide è un peptide che mima un motivo della proteina gp41. Quando la proteina gp120 si aggancia ai suoi recettori, gp41 subisce una serie di cambiamenti conformazionali che culminano nella formazione di una struttura a tre foglietti β che funziona da ponte tra il virione e la cellula da infettare. Enfuvirtide determina un blocco della regione amino-terminale della gp41 impedendo la formazione dei tre foglietti.





Sintomatologia [modifica]

I primi sintomi dell'AIDS sono simili a quelli che si sviluppano in soggetti con un normale sistema immunitario. La maggior parte sono infezioni causate da batteri, virus, funghi, parassiti e altri organismi (Holmes et al., 2003). Negli individui affetti da AIDS sono comuni le infezioni opportunistiche, e aumenta il rischio di sviluppare varie forme di tumore come il Sarcoma di Kaposi, tumori del cervello e linfomi. Sintomi comuni sono febbre, sudorazione specie notturna, ingrossamento ghiandolare, tremore, debolezza e perdita di peso (Guss, 1994a; 1994b). La sopravvivenza media con terapia antiretrovirale è di 4-5 anni dal momento della diagnosi di AIDS conclamato (Schneider et al., 2005). Senza il supporto terapeutico la morte sopravviene entro un anno (Morgan et al., 2002b). La maggior parte dei pazienti muore per infezioni opportunistiche dovute al progressivo indebolimento del sistema immunitario (Lawn et al., 2004).





Definizione di AIDS e infezione da HIV [modifica]

Fin dal 1982 sono state coniate varie definizioni per il monitoraggio epidemiologico dell'infezione: tra queste la definizione Bangui e quella dell'Organizzazione Mondiale della Sanità datata 1994. Tuttavia, non sono da intendersi come utili per la classificazione clinica dei pazienti, in quanto non sono appropriate e specifiche. Il sistema di classificazione usato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e quello del CDC Centers for Disease Control può essere utilizzato solo nei paesi sviluppati.





Classificazione delle infezioni e malattie da HIV dell'OMS [modifica]

Nel 1990, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha raggruppato i diversi tipi di casi definendo una scala per i pazienti affetti da HIV-1. Questa è stata aggiornata nel settembre del 2005. La maggior parte di queste infezioni opportunistiche può essere facilmente curata in soggetti altrimenti sani.



Stadio I: l'infezione da HIV è asintomatica e non categorizzata come AIDS

Stadio II: include minori manifestazioni mucocutanee e ricorrenti infezioni del tratto respiratorio superiore

Stadio III: include diarrea cronica prolungata per oltre un mese, gravi infezioni batteriche e tubercolosi

Stadio IV include toxoplasmosi del cervello, candidosi di esofago, trachea, bronchi o polmoni e sarcoma di Kaposi; queste patologie sono usate come indicatori dell'AIDS.



Sistema di Classificazione delle Infezioni da HIV secondo i CDC [modifica]

Negli USA, la definizione di AIDS è governata dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC). Nel 1993, i CDC allargarono la loro definizione di AIDS andando ad includere persone sane ma positive al test per l'HIV, e con un numero di linfocitiT CD4+ inferiore a 200 per µl di sangue. La maggioranza dei nuovi casi di AIDS negli Stati Uniti sono diagnosticati quando si ha un basso numero di linfociti T ed è presente una infezione da HIV (MMWR, 1992).





Manifestazioni cliniche dell'AIDS [modifica]

Per approfondire, vedi la voce AIDS (manifestazioni cliniche).



Le principali patologie polmonari



--Polmonite da Pneumocystis jiroveci

--Tubercolosi

Le principali infezioni del tratto gastro-intestinale



--Esofagiti

--Diarrea cronica

Le principali patologie neurologiche



--Toxoplasmosi

--Leucoencefalite multifocale progressiva

--AIDS Dementia Complex



Trasmissione [modifica]

Dagli inizi dell'epidemia, sono state individuate principalmente tre vie di trasmissioni dell'HIV:



Sessualmente. La maggior parte delle infezioni del virus dell'HIV avvennero, e avvengono tuttora, attraverso rapporti sessuali non protetti. La trasmissione sessuale può insorgere quando c'è contatto fra le secrezioni sessuali di un partner infetto con le mucose di retto, genitali o bocca dell'altro.

Sangue e suoi derivati. Questa via di trasmissione è particolarmente importante per gli utilizzatori di droghe introvenose, emofiliaci e riceventi di trasfusioni di sangue e suoi derivati. Gli operatori del settore sanitario (infermieri, tecnici di laboratorio, dottori etc) sono anche coinvolti, sebbene più raramente. Sono interessati da questa via di trasmissione anche chi pratica o si fa praticare tatuaggi e piercing.

Madre-figlio. La trasmissione del virus da madre a figlio può accadere in utero durante le ultime settimane di gestazione e alla nascita. Anche l'allattamento al seno presenta un rischio di infezione per il bambino. In assenza di trattamento, il tasso di trasmissione tra madre e figlio è del 20%. Tuttavia, dove un trattamento è disponibile, combinandolo con la possibilità di un parto cesareo, il rischio è stato ridotto all'1%.

L'HIV è stato trovato nella saliva, lacrime e urina di individui infetti, ma vista la bassa concentrazione del virus in questi liquidi biologici, il rischio di trasmissione è considerato trascurabile.E per questo motivo sono stati fatte analisi che lo testano al 100%





Profilassi post-esposizione [modifica]

Per approfondire, vedi la voce Profilassi post-esposizione ad HIV.



In caso di possibile esposizione al virus, subito dopo un evento a rischio in base alle vie di trasmissione appena descritte, è possibile sottoporsi ad un particolare trattamento farmacologico noto come profilassi post-esposizione, in grado di ridurre notevolmente le probabilità di contagio, se applicato correttamente e nei tempi appropriati.





Prevenzione [modifica]

Per approfondire, vedi la voce Prevenzione dell'AIDS.





Cura [modifica]

Al momento non si guarisce dall'HIV o dall'AIDS e non esistono vaccini. L'infezione da HIV porta all'AIDS ed, alla fine, al decesso. Tuttavia nei paesi occidentali la maggior parte dei pazienti sopravvive per molti anni dopo la diagnosi grazie alla disponibilità sul mercato della terapia antiretrovirale ad elevata attività (Highly Active Antiretroviral Therapy o HAART (Schneider e altri, 2005). In mancanza della HAART, il passaggio dall'infezione da HIV all'AIDS si verifica in un arco di tempo che va dai 9 ai dieci anni e il tasso medio di sopravvivenza dopo che si sviluppa l'AIDS è di 9.2 mesi (Morgan e altri, 2002b). La HAART aumenta notevolmente il tempo che intercorre dalla diagnosi alla morte mentre continua la ricerca volta allo sviluppo di nuovi farmaci e di vaccini.



Le migliori possibilità offerte attualmente dalla HAART consistono in combinazioni o "cocktail" di farmaci in gruppi di almeno tre medicinali appartenenti ad almeno due famiglie, o "classi" di agenti antiretrovirali. I regimi tipici consistono in due analoghi nucleosidici della trascrittasi inversa (nucleoside analogue reverse transcriptase inhibitors, NRTI) insieme a un inibitore della proteasi oppure un analogo non nucleosidico della trascrittasi inversa (non nucleoside reverse transcriptase inhibitor, NNRTI).



I trattamenti antiretrovirali, congiuntamente alle cure mirate alla prevenzione delle infezioni che approfittano delle vulnerabilità create dall'AIDS hanno avuto un certo ruolo nel ritardare l'insorgenza delle complicanze associate all'AIDS, riducendo i sintomi ed estendendo la vita dei pazienti. Negli ultimi dieci anni si è riusciti a prolungare ed a migliorare la qualità di vita delle persone affette da AIDS con risultati notevoli. [1], [2].



Tuttavia, le linee guida per il trattamento cambiano costantemente. Le linee guida attuali per la terapia antiretrovirale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità riflettono i cambiamenti apportati alle linee-guida nel 2003 poiché in strutture in cui le risorse a disposizione sono limitate (per es. nei paesi in via di sviluppo) ad adulti e adolescenti infettati dall'HIV si raccomanda di iniziare a sottoporsi alla terapia ARV (antiretrovirale) quando l'infezione da HIV sia confermata e sia presente una delle seguenti condizioni:



Infezione da HIV in fase avanzata:

Fase 4 dell'infezione da HIV (secondo le norme OMS), a prescindere dalla percentuale di linfociti T di tipo CD4+;

Fase 3 dell'infezione da HIV (secondo le norme OMS) attuando trattamenti definiti in base al tasso rilevato di linfociti T di tipo CD4 quando questo risulti inferione ai 350/µl;

Fase 1 o 2 dell'infezione


Questo contenuto è stato originariamente pubblicato su Y! Answers, un sito di domande e risposte chiuso nel 2021.
Loading...